Giornalismo
di Piero Ostellino
Nei Paesi di democrazia liberale, il giornalismo assolve una doppia funzione: 1) «di integrazione», nel senso che offre un fondamento etico all’ordine sociale esistente nel quale opera; 2) «di cambiamento», nel senso che fornisce all’opinione pubblica anche gli strumenti concettuali, la conoscenza, per reagire a quell’ordine e, se necessario, cambiarlo. Il solo modo di operare del buon giornalismo in un contesto liberaldemocratico è la Testimonianza. Il giornalista è «un testimone» che non ha altra funzione che quella di riferire la realtà come la vede e la percepisce. Egli rifugge sia da ogni concezione teleologica dell’informazione, tipica dell’«agitatore» politico nella definizione leninista del giornalista – l’inclinazione a pubblicare solo ciò che è finalizzato al raggiungimento di un qualche obiettivo – sia dalla presunzione di essere esente da ogni forma di soggettivismo. Poiché sa che la verità resta sempre all’orizzonte, e non è patrimonio di nessuno, il buon giornalista si riserva di verificare le proprie asserzioni alla luce della loro verificabilità empirica (falsificabilità).
Così inteso, il giornalismo, in quanto offre al cittadino l’opportunità di farsi una chiara conoscenza delle questioni pubbliche, non è solo parte della definizione della democrazia, ne è un requisito fondamentale [Dahl 2000; Sartori 2000]. È ciò che si chiama «articolazione degli interessi», l’occasione che ha il cittadino di individuare correttamente i propri interessi e di trasformare tale conoscenza in domanda politica affinché il potere ne risponda. Si tratta del meccanismo opposto a quello utilizzato dai regimi autoritari e totalitari – definibile in termini di «inerzia culturale» – che si sostanzia nell’esclusione del cittadino dai processi decisionali attraverso l’isolamento, o altre forme di espulsione, nei confronti di informazioni di segno opposto di quelle provenienti dalla Propaganda del regime.
Bibliografia
Dahl R.A., Sulla democrazia, Laterza, Roma-Bari 2000; Sartori G., Democraziacosa è, Rizzoli, Milano 2000.